Abbiamo scritto diversi articoli sull’importanza di agire attivamente per migliorare le condizioni della nostra società e delle nostre città, sulla necessità di rimboccarsi le maniche, di partecipare proattivamente al cambiamento, di non accontentarsi di aspettare che qualcuno faccia qualcosa ma di vestire i panni di chi effettivamente agisce senza lamentarsi né scoraggiarsi.
Ed esistono realtà che hanno fatto di questi principi il proprio mantra: parliamo di Retake, un movimento cittadino nato a Roma nel 2009 dall’idea di una donna di origini americane, in Italia da 28 anni, stanca dei graffiti che imbrattavano i muri di casa sua. Rebecca ha deciso, un giorno, di darsi da fare, di pulirli direttamente: ha chiamato qualche amica e ha consigliato loro di fare la stessa cosa! Il movimento, nel corso del tempo, è cresciuto, grazie al passaparola ed all’entusiasmo di quei cittadini che hanno deciso di essere parte integrante e protagonisti del cambiamento e di non lasciare che il degrado urbano passi sotto gli occhi di tutti senza più farci caso. Oggi Retake Roma conta oltre cinque mila volontari, in squadre divise per quartieri: grazie ai social networks, si organizzano raduni ed operazioni finalizzati a ripulire strade, piazze e monumenti. A Roma in media ci sono circa dieci interventi a settimana: in alcuni casi si agisce su aree verdi (sfalcio, cambio dei cestini, pulitura delle giostre), su strada (pulitura e pittura dei pali della luce, delle cassette postali etc.), oltre ai Retake scuole, dedicati ad attività di sensibilizzazione ed educazione civica, ai Retake Aziende iniziative per coinvolgere e sensibilizzare le aziende nella cura della città proponendo alle aziende di organizzare insieme a Retake stessa un intervento che può rientrare tra le giornate di volontariato previste dalle attività di responsabilità sociale di impresa, ed infine ad InRetake, un’iniziativa mirante a sensibilizzare i negozianti ad occuparsi dello spazio pubblico, affiandoli nella pulizia intorno al proprio negozio, premiandoli con il logo Retake e la pubblicità sulla pagina Facebook dell’associazione.
Per alcuni sono “angeli del decoro”, per altri “un esercito urbano contro il degrado”, ma ai retakers piace definirsi semplicemente dei cittadini stanchi di rimanere fermi ad aspettare, con le mani in mano. Proprio per questo si sono muniti di raschiello, solventi, pattumiere e tanta energia e buona volontà, e sono usciti in strada, per combattere sporcizia, incuria ed indifferenza. Si tratta di persone che hanno abbracciato una vera e propria filosofia, che non si limita al mero atto di pulire ma comporta anche il trasmettere il valore del non sporcare, del rispettare il bene comune: educare e sviluppare dunque un senso di appartenenza per accendere il motore del cambiamento.
La “madre” dell’iniziativa, Rebecca Spitzmiller, descrive Retake come “un’iniziativa nata nel seno della comunità statunitense presente a Roma rifacendosi all’esperienza americana “Keep American Beautiful” che dagli anni ’50 spinge tutti gli americani a partecipazione alla riqualificazione degli spazi pubblici e dei beni comuni anche a piccoli passi e con interventi localizzati”: “devo curare quella parte del mondo mio che posso controllare, che ho la possibilità di curare, e incoraggiare gli altri a farlo facendogli vedere che soddisfazione deriva anche da una piccola azione, perché passando il giorno dopo in uno spazio che vedi pulito con il tuo contributo ti fa produce gioia, ti fa credere che la città sia tua e intanto crea comunità con altre persone che la pensano come te e sono tutte persone positivi e propositive.
Del resto la filosofia Retake ha preso piede in molte altre realtà al di fuori della capitale italiana: oltre a coprire tutti e 15 i municipi cittadini di Roma, con più di 80 gruppi di quartiere, Retake è presente in 10 province del Lazio, ed in oltre 30 città italiane come Agrigento, Bari, Bergamo, Bracciano, Brescia, Brindisi, Firenze, Milano, Monterotondo, Napoli, Palermo, Terni, Torino e Varese sono nati gruppi Retake mossi dalle stesse convinzioni: “wake up”, “speak up” e “clean up”.
Non è più il tempo di protestare e lamentarsi. È ora di agire!